#GenerazioneZ: La Solitudine di una Generazione Smarrita
- WomynTales
- 10 nov 2024
- Tempo di lettura: 3 min

La tragedia avvenuta a Napoli, dove un diciannovenne ha accidentalmente ucciso un parente maneggiando una pistola come fosse un giocattolo, ci mette di fronte a una realtà scomoda: parliamo di ragazzi della #GenerazioneZ che non sono più bambini, ma adulti. Tuttavia, nonostante l’età, dimostrano una fragilità e un’immaturità che li fanno sembrare persi, quasi intrappolati in un oblio di inconsapevolezza e superficialità. Le parole del ragazzo, devastato dal senso di colpa – “Non pensavo che fosse vera, non avevo mai visto una pistola prima” – sono emblematiche di una generazione che, pur avendo raggiunto la maggiore età, fatica a comprendere le conseguenze delle proprie azioni.
Questo evento ci invita a riflettere sulla condizione della #GenerazioneZ, composta da giovani che, a dispetto dell’apparente maturità anagrafica, mostrano segni di disorientamento e di inadeguatezza di fronte alla realtà. La superficialità con cui si trovano ad affrontare anche situazioni potenzialmente letali è preoccupante, e testimonia una mancanza di educazione emotiva e di consapevolezza che può trasformare il “gioco” in tragedia.
L’Isolamento e la Superficialità
Questi giovani si trovano spesso in un contesto di grande isolamento emotivo, nonostante l’apparente iperconnessione dei social media. Attraverso schermi e profili, vivono vite che sembrano sempre perfette e prive di conseguenze, in un eterno “gioco” in cui nulla è realmente definitivo. Tuttavia, questo crea una distanza dal mondo reale, dove invece ogni scelta ha un peso. Il fatto che il ragazzo di Napoli “non avesse mai visto una pistola prima” rende la scena ancora più tragica: è cresciuto in un mondo virtuale, forse privo di esperienza diretta con la fisicità degli oggetti, con il concetto concreto del pericolo.
Un’Inadeguata Educazione al Rischio
L’educazione, spesso focalizzata su risultati scolastici e professionali, raramente si concentra sull'insegnamento dei rischi reali. In molte famiglie, argomenti come le armi e il pericolo che rappresentano non vengono affrontati direttamente, spesso per pudore o per una sorta di “illusione di invulnerabilità” che molti genitori costruiscono per proteggere i propri figli. Questa protezione, però, lascia spesso i giovani impreparati davanti alla realtà, facendoli apparire come “inconsapevoli”. Così, un oggetto pericoloso come una pistola può sembrare qualcosa di lontano, quasi irreale.
La Normalizzazione della Violenza e l’Attrazione per il Divieto
Per molti giovani della Generazione Z, la violenza è un concetto mediato: è ciò che vedono nei videogiochi, nei film, nei video online. È, paradossalmente, sia normalizzata che mistificata. Questo può portare a una percezione distorta della gravità degli atti violenti: se la violenza è “lontana”, “digitale”, o filtrata, non la si percepisce come qualcosa di concreto. A ciò si aggiunge anche un fattore di curiosità per il proibito; e proprio l’accesso a un’arma, considerata come qualcosa di inaccessibile o tabù, diventa per alcuni un’esperienza attraente e, purtroppo, potenzialmente letale.
La Crisi di Identità e la Mancanza di Radici Solide
In un’epoca in cui i cambiamenti sono rapidi e costanti, molti giovani si sentono in una perenne crisi identitaria. Crescono in un contesto sociale che chiede loro di essere continuamente all’altezza delle aspettative degli altri, e questa pressione si somma alla mancanza di esperienze di vita concrete, di legami profondi, di veri punti di riferimento. Essere “adulti” significa assumersi delle responsabilità, ma in molti casi i ragazzi si trovano catapultati nella maturità senza aver sviluppato quella consapevolezza interiore necessaria a prendere decisioni ponderate.
Il Grido di Aiuto e l’Incubo del Senso di Colpa
La frase finale del ragazzo di Napoli, "Non volevo, non volevo", sottolinea il peso del senso di colpa che spesso accompagna i giovani dopo un errore grave. Piangendo disperatamente, egli dimostra una vulnerabilità che tocca e commuove: è il grido di un giovane che non comprende come sia arrivato a commettere un atto tanto terribile. L’accaduto ci invita a riflettere su quanto la Generazione Z abbia bisogno di un supporto più forte, di modelli positivi, di qualcuno che li aiuti a interpretare il mondo e a navigare tra le responsabilità e le paure.
Educare e Sostenere per Evitare Tragedie Future
La storia di questo ragazzo è un tragico promemoria di come sia necessario un rinnovato impegno verso l'educazione emotiva e sociale dei giovani. Occorre rispondere con urgenza a questo grido di aiuto, investendo tempo ed energie per costruire con i ragazzi relazioni vere, insegnando loro il valore delle responsabilità e dei limiti. Conoscere il mondo reale, comprenderne i rischi, imparare a gestire le proprie emozioni e a riconoscere il peso delle proprie azioni: è questa la chiave per evitare che tragedie come quella di Napoli si ripetano.
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